In questa canzone di Ivano
Fossati si parla di un amore tormentato, in cui l’amante non riesce a
sentirsi all’altezza della purezza del sentimento.
La struttura della canzone è resa simmetrica da
una serie di parallelismi che si manifestano attraverso le ipotesi e le
relative conseguenze caratterizzate dalle anafore "Se avessi", "Se fossi", "Se facesse".
Tuttavia nel linguaggio utilizzato da Fossati sono presenti
delle espressioni contrastanti che rappresentano delle asimmetrie.
Infatti in alcuni tratti le parole dell'autore risultano tenere e gentili (Se facesse pioggia ti riparerei), mentre
in altri crudeli e strazianti (Ad una
croce qualunque ti inchioderei). È nell'uso di queste espressioni
esasperate che si può individuare una somiglianza con la poetica di Guido Cavalcanti, noto per aver sempre
prediletto una visione dell'innamoramento totalmente negativa. Infatti
l'esperienza d'amore cavalcantiana non permette all'uomo di innalzarsi
spiritualmente né di godere del sentimento poiché egli non sarà mai in grado di
comprendere la donna amata e di amarla come vorrebbe. Quest'ultima, da
Cavalcanti come da Ivano Fossati, è vista come un essere superiore, che
l'intelletto umano non è capace di conoscere fino in fondo, e quindi di amare
nel modo migliore possibile.
Così come la donna, anche il sentimento stesso dell'amore è
difficile da comprendere: L'amore è carte da decifrare, dice Fossati, sottolineando quanto sia contorto questo
sentimento, del quale si può godere solo imparando ad interpretarlo. Ma questa
capacità è difficile da conquistare: infatti Fossati conclude la canzone
scusandosi: Perdona se non ho avuto il tempo di imparare.
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